Buona seeeeera,
Sto organizzando talmente tante cose allo stesso momento — il pop up, nuovi fornitori per la produzione, la ricerca di pezzi vintage, la pittura (che devo sempre riuscire a far combaciare con quando ho tempo e quando mi sento creativa, e non sempre succede), l’organizzazione del weekend del pop up pensando a tutto ciò che comporta.
E in mezzo a tutto questo, fare la mamma e dedicare tempo alla mia famiglia.
Oggi però voglio che siate voi a condividere qualcosa di vostro.
Ho pensato a qualcosa che capita raramente, o a volte mai: gli incontri che ti lasciano qualcosa.
Non parlo di quelli che poi diventano migliori amici o fidanzati.
Parlo proprio di sconosciuti che, per qualche minuto, una giornata o magari solo in una frase, vi hanno lasciato qualcosa che ancora oggi portate dentro, e che in qualche modo vi ha cambiato. (non necessariamente un ricordo filosofico o poetico eh)
Raccontatelo qui.
Io guardo sempre gli sconosciuti negli occhi quando sono in giro, e mi piace fantasticare sulle loro vite.
Oggi voglio fantasticare sui vostri racconti.
La mia storiella (molto simpatica):
Gennaio 2021.
Mi trovavo a Big Bear, un paesino sperduto della California. Ero con una mia amica: avevamo deciso di fare tre notti fuori porta spegnendo i telefoni.
Appena arrivate, siamo andate a fare un giro per conoscere la zona. Big Bear è il tipico paesino in mezzo alla foresta dove ambientano qualsiasi serie tv o film drammatico o thriller.
Troviamo un’area dedicata ai falò… ormai era sera e c’erano poche persone, ma in lontananza sentivamo il rumore di bambini che giocavano. Parcheggiamo e ci avviciniamo a un signore che aveva il fuoco acceso, chiedendogli se potevamo unirci a lui.
Nella mia ingenua testa, lui era il nonno dei bimbi che sentivamo.
Bene…
Dopo un po’ di silenzio, mentre ci godevamo il fuoco, comincia a farci le classiche domande di inizio conversazione: “Di dove siete? Che fate nella vita?”. Disse di essere di un paesino lì vicino.
Sembrava un tipo normale, sulla settantina. Gli chiesi il nome: mi fissò negli occhi e con tutta tranquillità mi rispose che non lo sapeva. Poi aggiunse: “Forse mi chiamo Daren.”
A un certo punto guarda il cielo e dice: “Il cielo è davvero bello… io sono il cielo.”
Io e la mia amica ci guardiamo.
Inizialmente ero incuriosita, ho pensato: “Che strano nonno.”
Poi però mi sono resa conto che i bimbi non c’erano più.
E senza accorgercene, eravamo rimaste noi due da sole con questo signore, in mezzo a una foresta, con un fuocherello acceso.
Un film, vero?
Horror o comico, ancora oggi non l’ho capito.
Di punto in bianco abbiamo capito che la situazione era strana e abbiamo cercato di chiudere la conversazione. Vi giuro, non ho mai corso così veloce come quando ci siamo alzate per andare alla macchina.
Tornassi indietro, gli avrei voluto chiedere cosa c’era nella busta di carta che teneva in mano.
So che agli occhi di molti era una situazione pericolosa, ma non so perché: ho sempre questo interesse nel voler vedere il lato migliore delle cose.
Mi piace pensare che quell’uomo fosse una persona buona, e una parte di me avrebbe voluto sapere un po’ di più.
Un’altra parte invece ringrazia di essere scappata subito.
Però è interessante pensare al suo punto di vista: da un paesino così sperduto, ritrovarsi davanti due teenager di Roma e Utrecht accanto al fuoco… chissà.
Ancora oggi io e la mia amica ci chiediamo se lui sia mai esistito, o se forse fosse solo frutto della nostra — non totalmente sobria, ai tempi — immaginazione.
Mi piace pensare di aver conosciuto una persona che, in realtà, non esiste.
Ora tocca a voi 🙂
33 risposte
Hey, che bella idea !!!
La mia storia risale a qualche hanno fatto quando , un giorno di maggio sono andata al parco con una mia amica . Eravamo tranquille , sull’altalena a chiaccherare del più e del meno ,quando , di punto bianco si presentano due bambini davanti a noi . Erano piccoli quindi distinto abbiamo lasciato il posto così che si potessero divertire , loro però non salirono , a quel punto io e la mia amica si guardammo perplesse ma non decidemmo di rivederci noi … Lentamente ci incamminammo verso il lato del parco , dopo pochi metri i bambini arrivarono da noi … Inizialmente perplesse non sapevamo cosa dire ma ovviamente abbiamo detto subito “ciao , avete bisogno di qualcosa?” I bambini non risposero rimasero in silenzio e dopo qualche secondo ci dissero : possiamo farvi una domanda ? Noi incuriosite gli diciamo che potevano farcene anche più di una . A tal punto i bambini ci chiesero : ma perché ci avete lasciato il posto ? . Noi gli spieghiamo che l’abbiamo fatto per buon educazione , e loro risposero subito : ma potevate continuare , noi aspettavamo tranquillamente il nostro turno , le persone vanno rispettate . Io rimasi veramente scioccata , dalla purezza di questi bambini. Rimasi per un attimo in silenzio e poi risposi : siete veramente dei bravissimi bambini , ma non vi preoccupate ora andate pure … La conversazione continuò tra domande di ogni tipo ad esempio ma qual è il vostro colore preferito ? O anche solo ma siete simpatiche sapete !!! … Dopo circa una decina di minuti arrivarono i loro genitori , si scusarono per averci disturbato e portarono via i bambini … Quando se ne andarono ho pensato di quanta semplicità sono fatti i bambini … E da lì ho iniziato a vedere il mondo con occhi diversi ❤️🫶🏻
Ciao Jacq!
Non è stato un incontro fisico, più un incontro con il cerchio della vita, come lo definiamo tutti.
Anno 2017, dopo una lunga e orribile malattia, il mio dolce nonno si spegne e lascia dentro tutti noi un’incredibile vuoto ma anche un sollievo rassicurante.
Mi dirai, perché sollievo? Perché la sua sofferenza era finita! E poteva essere leggero, poteva correre, saltare, gridare… cosa che negli anni, proprio a causa della sua malattia, era diventato impossibile.
Ma torniamo all’incontro: il giorno del suo funerale, prima di rientrare per la prima volta in una casa che non lo vedeva più seduto accanto alla finestra, apro il cancello e nel palazzo spunta… UN FIOCCO BLU 🩵 era nato un bambino, lo stesso giorno in cui mio nonno era mancato. E per me quello è stato l’incontro con il cerchio della vita, una che finisce ma allo stesso tempo, una che inizia.
Ho sempre i brividi quando ci ripenso 🙂
Ciao Jacq, intanto sei fantastica, solare e genuina!
La mia storiella è questa: da studentessa pendolare prendo tutti i giorni il treno per andare in uni. Il giorno prima di questo episodio era stato terribile: due dei miei migliori amici dell’epoca avevano litigato pesantemente e io mi ero trovata in mezzo. Insomma, non proprio una bella situazione. Bene, io la mattina dopo prendo il mio treno per andare a lezione. Nel sedile davanti al mio una ragazza era al telefono. Chiude il telefono e inizia a piangere, io la vedo, la sento, le do un fazzoletto e le dico che sarebbe andato tutto bene e che tutto sarebbe passato. A lei è tornato il sorriso e di cuore mi ha ringraziato. Poi io dovevo scendere per la coincidenza ma sarei rimasta ad ascoltarla. Non ho fatto molto ma quel giorno mi è rimasto nel cuore perché il valore che hanno una parola, un gesto e un sorriso sono inspiegabili e ammetto che ha fatto stare bene anche me che dal giorno prima non stavo al top. È anche per questo che credo nel valore della gentilezza, perché non sappiamo mai che cosa la persona che abbiamo davanti stia affrontando.
l’incontro che mi ha cambiato la vita è stato quello col la mia hostfamily in Germania il 22 settembre 2024. Mi ricordo il giorno in cui arrivai, tutta piena d’ansia, in questo paesino sperduto tra le campagne che però aveva al centro questa piccola cittadina cioè Waldbrunn, vicino Wurzburg. Quando entrai nella strada principale, mi rimasero impresse le case; tutte diverse e colorate con i giardini più curati mai visti. Arrivai dalla mia famiglia ospitante e rimasi sorpresa perché davanti a me avevo dei perfetti estranei, di cui avevo visto solo una foto, che mi accolsero con un sorriso enorme. Non mi aspettavo nulla di tutto ciò soprattutto perché tutti pensano che i tedeschi siano persone poco calorose e che pensano solo all’ordine e al lavoro. Passai con loro momenti stupendi e mi fecero conoscere praticamente tutta la loro famiglia, tra cui il nonno la cui particolarità era l’accento molto stretto (come se fosse un nostro dialetto). Mi ricordo che rimasi stupefatta dal modo in cui parlava ma soprattutto ricordo che il mio padre ospitante, Marco, fece per tutto il tempo da traduttore in tedesco ed è stata una scena veramente divertente. Quella sera, quel mercoledì mi son sentita parte della loro famiglia e non fuori luogo. Mi è rimasto in presso che fecero di tutto per farci sentire a nostro agio per esempio la mamma ospitante, Astrid, il primo giorno parlava solo in dialetto del paese e io non capivo assolutamente nulla… mi son sconfortata tantissimo e lei l’ha notato. Il giorno dopo mi ha detto che aveva notato questa mia “paura di non essere in grado di capire” e da quel giorno si sarebbe impegnata a parlare tedesco. Questa è stata una dimostrazione enorme per me che mi ha fatto molto emozionare. Nei giorni successivi entrammo ancora di più in confidenza e mi chiesero di insegnarli qualche parola in italiano. Mi sentivo ormai parte della loro famiglia, mi è rimasto un ricordo indelebile di questa esperienza e di loro. Ancora oggi li sento spesso e mi han detto che semmai tornerò in quelle zone loro sarebbero felicissimi di ospitarmi ancora. Dei completi estranei mi hanno insegnato tantissimo e mi hanno cambiato, in positivo, la visione della vita.
Periodo aprile-maggio 2024, stavo facendo il tirocinio per l’università in un’associazione di volontariato di “ambulanze” che si occupavano di portare persone alle visite all’ospedale che magari non avevano la possibilità di andarci da sole o portavano persone a fare le dialisi ecc.
Poi hanno iniziato ad affidarmi un signore che doveva andare a fare le trasfusioni di sangue dato che aveva subito un trapianto di midollo.
ció che mi ha fatto cambiare prospettiva (io apprezzo tutto ció che ho nella vita, a partire dalla famiglia, amicizie, salute!!) è che parlando con il personale fisso di quell’associazione mi dissero che il signore era completamente solo e infatti viveva con i preti.
Questo signore parlava poco anche perché purtroppo non è che avesse chissà quante forze fisiche, ma ogni volta che lo andavo a prendere (io in ambulanza stavo sempre dietro con i pazienti) gli chiedevo come stesse, come fosse andata la trasfusione e sapere che sicuramente gli faceva piacere sentirsi “amato” per me era davvero una cosa enorme.
Poi finito il tirocinio non ho avuto più contatti con la struttura ma giuro che spesso penso a come stia quel signore e prego che possa essersi ripreso al meglio.
E penso anche che lui mi vedesse come “supporto” perché comunque lo andavamo a prendere dove viveva, poi lo accompagnavo fino alla stanza d’ospedale e aspettavo li con lui le lunghissime ore tra analisi, visite e trasfusione.
Spero in minima parte di essere nei suoi ricordi <3.
Un abbraccio da Ilaria.
Estate 2025.
Piscina, di quelle con gli scivoli per bambini , ma sopratutto piena di persone ,io sempre in allerta agli sguardi della gente che sicuramente (ma son stupida) guarderanno me .. nella mia testa la voglia di andarci era poca. Incredibilmente fa uno di quei temporali estivi, quelli che quasi fanno pensare all’arrivo dell’autunno. La piscina è quasi vuota, siamo due coppie di amici e sembra tutto lì per noi. La giornata passa, l’attenzione agli sguardi della gente resta. Fino a che , quasi a fine giornata decido di andare in bagno. Mi lavo le mani e gli sguardi diventano miei, una signora , davanti allo specchio intenta a mettersi i bigodini.. che diva penso subito. Lei mi chiede perché avessi sotto ad una cicatrice sul collo 22 11 tatuato. Le spiego che il 22 settembre 22 ho scoperto di avere un tumore, Che il 22 febbraio compio gli anni, che il 22 luglio quello che da lì a qualche mese sarebbe diventato mio marito faceva gli anni. Che 11 è il giorno in cui son stata operata e che capita in mille altri occasioni, così come il suo multiplo. Mi osserva , osserva tutti i miei tatuaggi ,annuisce e continua a mettersi i bigodini. “Confessa” di avere 78 anni, di volersi tatuare sul petto il suo cane. Ma non ora , il giorno in cui verrà a mancare, mi chiede se secondo me fosse troppo vecchia per farlo, se l’avrebbero presa per pazza le rispondo con semplicità che in realtà l’unica persona per cui deve fare le cose è se stessa, senza rendermi conto che dicendolo a lei , lo stavo dicendo a me (e me la rido pure ora a scriverlo). Mi dice che ho ragione. Mi chiede se i bigodini stanno bene, li stava mettendo così l’indomani mattina non avrebbe dovuto farlo appena sveglia (che diva di nuovo?!?!). Mi confessa che il giorno dopo sarebbe andata a giocare al lotto… e che avrebbe giocato anche i miei 22-11 insieme al 18, per il suo papà. Io non rivedrò mai più questa signora, non so come si chiami e ancora oggi, a distanza di mesi mi chiedo se Lei quella schedina l’abbia giocata.. spero che il suo cane stia bene e che un giorno possa sentirsi libera di farsi quel tatuaggio come spero per me, di potermi sentire libera di essere solo me.
Ciao bellezza, per fortuna incontri particolari e o magici ne ho avuti molto nelle mie 50 primavere vissute, ma se devo raccontare un episodio che per protagonista ha uno sconosciuto, direi che devo narrare dell’anestesista dt Ottonello del Gaslini di Genova. La mattina del 13 ottobre 2006 mi trovavo in sala operatoria per parto cesario di mio figlio. Affetta da una malattia bollosa grave della pelle e rara, esplosa violentemente qualche mese prima, proprio mentre ero incinta, questo uomo, non solo mi ha fatto la puntura per anestesia con delle mani ultra delicate, ma per tutto il tempo del cesari, mi ha guardata negli occhi, era dietro le mie spalle, senza lasciarmi un secondo e mi ha parlato di qualsiasi cosa. Risultato io non mi sono accorta di nulla e mio figlio Filippo, nel frattempo e’ nato♥️🥰 ti abbraccio forte sei splendida
È accaduto proprio oggi, mentre ero a lavoro, faccio le pulizie in ospedale, stamattina il buongiorno me lo ha dato lei, una donna di 33 anni bella, gentile, mi chiede : ha qualcosa per asciugare perterra? Ho fatto la doccia e ho bagnato, le dico: si tranquilla asciugo subito io, lei mi risponde : ma noo ho bagnato io e vorrei asciugarlo io. Cmq mi da una mano, e parlando così come se ci conoscessimo da una vita, mi chiede il mio nome, lei si presenta come suor Veritate, ma mi dice :puoi chiamarmi suo Very🤗 ho 33 anni, e sono entrata a fare la suora a 12 anni, una suora missionaria, ora però sono suora di clausura da 2 anni e mezzo, non so come mai, ma mi soffermo incantata dalla sua gentilezza e forse qualcosa di magico perché siamo entrate in confidenza. Le chiedo come mai fosse ricoverata, e mi dice:devo fare una tac alla testa, mi hanno trovato qualcosa, io la guardo negli occhi e le tocco la spalla, ho sentito un senso di benessere e un energia positiva, la saluto e continuo il mio lavoro. Dopo un attimo la portano a fare la visita, io ero li vicino mentre va, si gira mi guarda e mi dice: ciao Simona io vado a fare la visita, prega per me. In quell’istante il mio cuore ha ricevuto un segnale. Forse penso che ha capito che mi stavo allontanando dalla fede, visto le mie vicissitudini, e ho pregato❤️🙏
Bologna Centrale non è mai il posto ideale in cui ritrovarsi a aspettare da soli, soprattutto dopo aver perso una coincidenza. Mi sedetti su una panchina del binario uno: almeno c’era il bar vicino, un piccolo appiglio nel caos della stazione.
Dopo qualche minuto, una ragazza si avvicinò. Aveva un cane al guinzaglio e un’aria un po’ trasandata, di quelle che ti mettono in guardia.
«Scusa… puoi darmi qualche euro per prendere da mangiare a lui?» disse, la voce bassa, quasi a rompersi.
Le spiegai che, per principio, non do mai soldi. Ma se voleva, avrei potuto comprare qualcosa da mangiare per entrambi.
Lei mi regalò un sorriso. Un sorriso vero, luminoso, di quelli che ti aprono il petto e ti fanno sentire un po’ meno sola.
Entrai nel bar, presi qualcosa, e quando tornai ci mettemmo a parlare.
E parlò davvero: della sua vita, delle strade che aveva percorso, della fatica, del cane che per lei era tutto. Ascoltandola, sentivo il cuore stringersi, come se quel binario fosse diventato improvvisamente un posto sicuro per confidarsi.
Le due ore che dovevo aspettare passarono così, in un tempo sospeso, intimo, quasi improbabile. Quando arrivò il mio treno, mi accompagnò fino al binario. Io salii, lei rimase sull’altro lato, verso l’uscita. Continuò a salutarmi sbracciandosi, ridendo, come se fossimo amiche da una vita. Come se quelle due ore fossero state vent’anni.
Non l’ho mai più rivista, né lei né il suo cane.
Eppure, quel breve incontro casuale resta uno dei ricordi più vivi che porto con me, come se fosse successo ieri.
stavolta mi hai messa in difficoltà, ho dovuto cercare nei meandri della mia pessima memoria. Io scrivo molto e spesso lo faccio proprio mentre sono fuori casa fantasticando sugli sconosciuti che vedo e sulle loro possibili vite. Quando sono in treno, in aeroporto o in qualsiasi posto in cui mi capita di poter vedere tante persone insieme, la mia immaginazione vola particolarmente. Per questo mi è capitato più volte di intrattenermi in conversazioni piacevoli con sconosciuti. Condivido il mio incontro di ieri con una signora al panificio, sia perché è recente e come già detto la mia memoria non aiuta, ma anche perché mi ha fatto riflettere molto. Stavo aspettando il mio turno quando il maltese di questa signora sulla settantina mi si è avvicinato; così l’ho accarezzato e lei mi ha detto “significa che hai un cuore buono, gli piaci molto, lui riconosce le persone buone” Così ho chiesto alla signora il nome del cagnolino e lei dopo avermi risposto ha iniziato a raccontarmi anche quanti anni avesse e la storia di come si fossero scelti a vicenda. Sono rimasta ad ascoltare ponendo domande perché sono una persona curiosa, e perché ho percepito che forse lei avesse bisogno più di me di quella conversazione, che avesse voglia di parlare con qualcuno. Aveva i capelli colorati e uno stile così particolare che non credo la dimenticherò facilmente. Ad un certo punto arrivò il mio turno così smise di parlare e mi sorrise. Mentre pagavo arrivò un’altra signora che la conosceva e le chiese come stesse. Giovanna(così si chiama la signora che ho conosciuto) le rispose “sempre uguale ma non mi lamento, intanto ho anche battezzato mio nipote e ringrazio di aver avuto il tempo di poterlo fare”. Mi incuriosì molto la risposta. Mentre uscivo dal panificio salutai lei e il suo maltese, lei mi sorrise mi prese la mano e mi disse “ci dimentichiamo spesso che il tempo che ci viene concesso su questa terra è limitato, nemmeno quando ci viene ricordato smettiamo di preoccuparci di tutte le cose inutili di cui ci circondiamo. Non ne siamo proprio capaci. A me restano pochi mesi di vita, sono malata, e solo adesso mi rendo conto che se potessi rivivrei come ho vissuto altre mille volte, non perché non abbia fatto errori o perché mi sia piaciuta così tanto la mia vita, ma solo perché avrei la possibilità di avere ancora una vita. Ecco qual è la cosa più importante della vita, non solo goderci appieno le persone che amiamo o le cose che facciamo, come ci fanno credere, ma la vita stessa.” Ho riflettuto molto sulle sue parole, la verità è che davvero abbiamo un tempo limitato e spesso ci angustiamo per cose risolvibili o poco rilevanti; dovremmo imparare a guardare l’essenziale, senza appesantirci con drammi che non ci arricchiscono in alcun modo.
Ciao jacq,
Ti voglio raccontare di quest‘incontro che non è successo poi nemmeno così tanto tempo fa. Premetto che sono un‘anima „libera“, sono andata a vivere in Germania appena finite le scuole, e per un motivo o L altro anche se adesso mi trovo in Italia, sento che li é casa mia. Per lavoro mi trovo a viaggiare molto (per fortuna 😅).
Mi trovavo con questa mia collega a Stoccarda, dopo l‘ultimo giorno di lavoro e unapasseggiata a visitare la città. Lungo il tragitto in macchina avevamo visto questa chiesa incantevole con ai piedi un lago. Ero stanca, ma la mia collega voleva troppo vederla da vicino. Facciamo 15min a piedi circa e ci fermiamo di fronte alla chiesa a cenare. Ordiniamo una birra e da mangiare. Di solito vivo nella mia bolla, osservo tutto, i gesti delle persone, coppie che si tengono la mano, mi intenerisco nell’ascoltare le voci dei bambini che giocano in strada.. ma non mi soffermo mai a pensare se possa piacermi qualcuno. Due tavoli più in là sedeva un ragazzo vestito in nero. con due colleghi (ho immaginato). Riuscivo a vedere solo il suo profilo, e mi piaceva il suo modo di ridere. Prima di quel momento pensavo di essere morta dentro, non riuscire più a provare nulla. Eppure quella sensazione nella pancia quel giorno lì l ho sentita. Così la mia collega mi disse: „allora adesso devi lasciargli il numero!“ ma figurati se una come me che si imbarazza anche della sua ombra avrebbe potuto mai avvicinarsi a quel ragazzo dal bel sorriso e presentarsi. Ma poi mi dico: „al massimo non lo vedrò più, ma voglio fare qualcosa!“. Mi faccio lasciare una penna dalla cameriera e su un fazzoletto del locale scrivo tremolante: „for the man in black“ col mio numero e uno smile. Ancora più imbarazzata vado dalla cameriera per pagare e le chiedo se poteva dare quel biglietto a quel ragazzo. Forse era anche lei imbarazzata ma entusiasta (sarà stata sicuramente un’astigmatica romantica) e mi chiede: „devo aspettare che vai via?“ e io: „sì almeno che scompaio dalla vista 🤣“.
Dopo due giorni, tornata in Italia avevo ormai accantonato il pensiero, ma mi era rimasta una bella sensazione. Mi arriva un messaggio: „con così tanta classe non mi aveva mai lasciato nessuna ragazza il suo numero“. Mix di emozioni, ma volevo dissolvermi nel nulla. Guardo la notifica, ma non apro. Da lì abbiamo iniziato a parlare, ho scoperto che era lì per lavoro, abitava al sud della Germania ma si sarebbe trasferito in poche settimane al nord. Ho pensato fosse stato un segno.
Lo penso ancora, ma forse non ne ho ancora interpretato il messaggio.
Ad agosto lo raggiungo, passiamo 5 giorni a parlare parlare parlare e ridere. Siamo stati bene, lo aiuto a fare il trasloco e riparto. Al rientro mi scrive „hai resto questo ultimi giorni qui decisamente belli“.
Dopodiché si è allontanato man mano.. non ci scriviamo più, ma mi sono sentita di nuovo viva per un po.
Se il destino vorrà ci rincontreremo, cercheremo indietro per poi ritrovarlo avanti, quel filo che ci unisce.
Grazie per avermi dato spazio di raccontarmi.
Amo leggerti.
Ti abbraccio forte (ovviamente anche al piccolo Enea).
Ero nel mio paesino a fare una passeggiata con la mia cagnolina, non mi ricordo il giorno preciso, era intorno a marzo, fino a quando non ho visto una signora,non era del mio paese, aveva un pacchettino regalo in mano. Mi ha chiesto che ore fossero, poi mi disse che ogni anno in quel giorno veniva nel mio paesino perché sperava di incontrare una persona che non vedeva da molti anni. Poi io sono dovuta tornare a casa, l’ho salutata, poi circa 5 secondi dopo mi sono girata per vedere in che direzione andasse ma non c’era più. Mi sono rimasti molti dubbi, per esempio come mai veniva sempre quel giorno ogni anno, cosa conteneva quella scatolina regalo e se mai troverà quella persona.
Se mi chiedessero qual’é quel viaggio che ho sempre voluto fare, risponderei senza esitazioni. Il cammino DI Santiago de Compostela, quando ero ragazzina ho letto un libro,di due ragazzi che si incontrano in un ristorante (lei era una giornalista che aveva intrapreso il viaggio e intervista chi come lei aveva quel sogno). Questo grande preambolo per parlarti del mio incontro. Viaggio spesso tra Sicilia e calabria(vivo in sicilia ma vado a trovare spesso i miei in Calabria), ero seduta sull’aliscafo, accanto a me c’era seduta una signora. Devi sapere che io sono molto introversa, ma quando viaggio voglio sapere della vita delle persone, cosa le spinge a fare certe scelte cosa pensano, cosa sognano. Insomma mi metto a parlare con questa signora, e scopro che lei organizza viaggi in Spagna per il cammino. Era appena tornata da questo meraviglioso viaggio, mi ha raccontato delle fede che si respira, il “cammino” sa di quello di cui tu hai bisogno. La penso spesso l’ho visto come un segno.
La mia è una storia vera….
Compagni di università nulla di più… io in quegli anni stavo insieme ad un altro nostro compagno… pensa un pò..
L’università finisce.. si rimane in rapporti semplici come un “come stai?? Lavori?”
Dopo 15 anni… inizia a scrivermi quasi tutti i giorni cominciando a commentare un mio stato su wasthapp! Era marzo.
A luglio dovevamo vederci per un caffè, ho dato buca, dentro di me sapevo che se lo avessi rivisto avrebbe colpito e affondato!
Arrivano le vacanze estive e penso:” adesso si parte, al rientro si sarà dimenticato di questo caffè “…
Invece tutto il mese di agosto mi ha scritto. Mi ha cercato. Abbiamo parlato. Fino a che il 30 agosto decidiamo di vederci per una birretta e una piadina!
Ecco… appena entra in casa mia è come se avessi capito che lui era la mia persona.
Abbiamo parlato dalle 19 alle 2 del mattino senza guardare i telefoni, bevendo qualche birra…. e iniziando ad innamorarci.
Ancora oggi dopo 1 anno è la persona che mi conosce meglio di tutti. È come se lo conoscessi da sempre. Viviamo sulla stessa linea.
E il colmo?? Nel 2021 mi è stata diagnosticata una malattia rara. Sono in attesa di un trapianto di polmoni. E lui mi ha accettata cosi…. mi ama! Anche con questa malattia. Mi sta accanto!
Che bello leggerti Jack.
Io sono ferma ad uno dei miei viaggi in Islanda, sono andata con la mia famiglia e il mio secondo bimbo aveva appena compiuto 2 anni.
In aereo dietro di noi c’erano due donne, sulla settantina. Ci raccontano che quello era l’ennesimo viaggio della loro vita “da adulte” assieme. Ridevano, erano felici, spensierate e tu pensi “wow! Anch’io mi auguro di poter viaggiare nella mia vita con la mia migliore amica!”
Fermi in aeroporto arriva una videochiamata, un uomo, sulla settantina anche lui, a casa. Era ammalato, molto.
Una delle due si commuove ed io non posso fare a meno di ascoltare, la videochiamata finisce con una frase “divertiti amore mio, fa come se io fossi lì con te”.
Con le lacrime di commozione si gira a guardarmi e mi dice che ogni suo viaggio è stato fatto con suo marito, che adesso però non può più accompagnarla perché ammalato, gli restano pochi mesi di vita, se non giorni. Ma lui insiste, vuole che lei continui a farlo per lui, per lei, per loro. E lei è felice, nonostante tutto. Scriveva su un taccuino tutto ciò che ha fatto per riportarlo a lui come diario di viaggio di un momento in cui non era presente solo fisicamente. Mi dice che è riuscita a vedere l’aurora boreale e che era felice perché avrebbe potuto raccontare e disegnare quei colori per far sì che il marito non si soffermasse solo ad un racconto, ma ad una storia meravigliosa, la loro.
Insomma… non è certamente con un lieto fine ma io sono una persona nostalgica, romantica, che crede nelle più piccole dimostrazioni d’amore e vorrei che i miei figli avessero nei loro occhi la stessa commozione che ho io di fronte ad episodi di vita così intensi.
Grazie per averci dato la possibilità di raccontare anche frammenti di noi.
Ti stimo tantissimo, ti abbraccio forte.
Matilde
Era una semplicissima mattinata alla posta con mia mamma, premetto che non ricordo che periodo fosse, ricordo solo che ero un’adolescente molto insicura di me stessa e non so se forse questa cosa la lasciavo intendere anche a chi non mi conosceva. Sta di fatto che, c’era questo signore, un uomo un po’ trasandato di cui ricordo solo che somigliasse molto a Babbo Natale mi disse questa frase “Sarà una bella giornata, oggi più di ieri e meno di domani”. E poi mi disse di ripeterla tutti i giorni, tutte le mattine appena sveglia. Non risposi, ma ad oggi che ho 30 anni ricordo ancora quella frase e ricordo quegli occhi buoni. Sarà stato forse davvero Babbo Natale? Chi lo sa…
ciaoooo!
mi capita spesso di pensarci, circa un annetto fa ho incontrato una persona che è rimasta nel mio cuore…
abbiamo parlato a lungo su una panchina in un parchetto nella città in cui studio, non ci siamo mai presentati, non so il suo nome ma nei suoi occhi mi ci sono specchiata.
Ero seduta sola con un paio di cuffiette nelle orecchie , passavo un periodo difficile della mia vita e lui a differenza delle persone che mi circondavano, è stato capace in un ora di capire i miei pensieri senza che entrassi nei dettagli. Mi consegnò un biglietto che scrisse in quel momento ( non so il motivo per cui avesse un foglietto all’interno della sua borsa) ma forse era quasi destino. All’interno c’era scritto “grato di averti conosciuta. Goditi la vita perché sei una persona meravigliosa” e mi chiese di aprirlo solo dopo essersene andato. Il biglietto lo conservo ancora nel mio quadernino. Questa persona non l’ho più rincontrata, ma ricordo che quel giorno mi stravolse la giornata, tornai a casa con un sorriso a 36 denti, è stato uno dei pomeriggi più belli. Da questo incontro ho capito quanto una persona esterna alla tua vita, possa capirti a differenza di coloro che fingono di esserci.
Era un giorno d’estate di una decina d’anni fa. Avevo da poco compiuto diciott’anni e lavoravo in un lido sulla spiaggia: il mio primo lavoro “da grande”.
Il posto era tranquillo, frequentato soprattutto da pensionati che arrivavano al mattino presto, con le loro sedie pieghevoli e le chiacchiere leggere che sapevano di mare. Gli unici giovani eravamo noi dello staff: io al bar, un cameriere e il bagnino.
Un giorno, durante la pausa pranzo, il bagnino notò una ragazza arrivare in spiaggia insieme, presumibilmente, ai genitori. La guardava con un’aria che non lasciava dubbi: gli piaceva.
Così, per scherzo, gli dissi: “Aspetta, ci penso io. Vado a chiederle se le va di bere qualcosa con noi. Con questo caldo, una Coca o una birra fresca ci stanno tutte.”
Quel giorno c’erano almeno quaranta gradi, il sole sembrava sciogliere anche i pensieri.
Mi avvicinai e, con il mio miglior sorriso da barista, la invitai a unirsi a noi. Lei accettò, nonostante si sentisse la madre, alle sue spalle, borbottare: «Ma dove vai? Neanche li conosci!»
Sedute insieme, cominciammo a chiacchierare del più e del meno. Per rompere il ghiaccio, le raccontai che di lì a poco mi sarei trasferita lontano, in Alto Adige, per lavoro. Lei mi guardò sorpresa e mi disse che anche lei viveva lì — era in vacanza con la famiglia.
A quel punto ci venne da ridere. “Figurati,” le dissi, “è un posto piccolissimo, in provincia di Bolzano, dubito che tu lo conosca.”
Lei mi guardò con un sorriso incredulo: “Aspetta… ma è proprio la mia città!”
Ci restammo di stucco. Il mondo, in quel momento, ci sembrò minuscolo.
Continuammo a chiacchierare fino alla fine del mio turno, ridendo di quella strana coincidenza che sapeva di destino.
Pochi mesi dopo, quando arrivai nella mia nuova città, lei fu il mio primo punto di riferimento, il mio conforto in un luogo completamente nuovo.
E oggi, dieci anni dopo, siamo ancora amiche.
Anzi — la telepatia continua: abbiamo scoperto di essere entrambe incinte, a dieci giorni di distanza una dall’altra.
Senza esserci dette nulla.
Forse certi incontri non sono casuali. Forse alcune persone ci trovano, anche a chilometri di distanza, perché devono far parte del nostro cammino. 💫
Ciao Jacqueline 💛 sono pesci anch’io nata 5 giorni prima di te e sempre del 2000, e amo osservare gli sconosciuti e fantasticare su di loro, sulle loro storie, emozioni, vite proprio come te.
A volte mi capita di essere in mezzo al traffico e penso “tutta questa gente, chissà quanti di loro sono davvero felici”, “chissà cos’hanno fatto oggi”.
Ho tanti incontri che ricordo: ad esempio una bambina piccola al mare che mi è corsa vicino e voleva venirmi in braccio, una signora anziana che ho aiutato con la spesa, quando ci si scambia sorrisi con sconosciuti per la strada. Oppure una volta in treno una signora mi ha raccontato della sua giornata. Tutto questo mi arricchisce il cuore. Le piccole cose. I piccoli grandi incontri che ti riempiono la giornata di gioia. Alla fine, le piccole cose sono sempre le più belle.
Un abbraccio! Spero tu stia bene 🥰
Lisbona, io e due amiche. Nel tram, dopo 150 volte che ammiro il soffitto e poi rivolgo lo sguardo alla cartina geografica per capire dove fossimo finite, mi accorgo di un signore anziano che mi fissa un po divertito per la mia confusione geo-mentale un pò incuriosito…
Lo guardo e gli accenno un sorriso un po imbarazzato.
Lui si alza, si mette vicino e mi indica con un dito il punto in cui ci trovavamo, mi chiede dove dovessimo andare e mi spiega la strada!
Lo ringrazio infinite volte, perché per me dire grazie non é mai abbastanza… lui molto tranquillo, mi sorride e mi dice: essere gentili non costa nulla.
Nulla di che dirai, ed é vero.
Da quel giorno però pratico la gentilezza come stile di vita, appena posso o vedo qualcuno in difficoltà cerco di aiutarlo e quando mi ringraziano ripeto la frase di quel signore: “ essere gentili non costa nulla” e sorrido.
Cerco spesso il lato umano delle persone, le osservo e amo prendere spunto dalla bontà altrui.
Non ricordo con precisione, sarà stato un paio di anni fa…ero in vacanza a Disneyland con la mia famiglia. La sera prima, avevo avuto questa idea di tagliare tanti piccoli fogliettini da portarmi al parco, senza nemmeno sapere in realtà se li avrei usati. Mi piaceva l’idea di dare un po’ di magia in cambio di quella che ricevevo e quindi dopo ogni attrazione scrivevo una frase carina ad uno dei membri dello staff e gliela passavo, chiusa, così che potesse leggerla con calma…non volevo ricevere attenzioni dopo. Ad un agiostra in particolare,mi ricordo che per un malfunzionamento siamo rimasti bloccati in fila per più di un ora e il ragazzo all’entrata era stato super paziente e gentile con tutti…gli scrissi un biglietto, non ricordo nemmeno quale frase avessi pensato (per me d’altronde era un gesto facile). Lui lo lesse subito, non capendo perché avessi lasciato proprio a lui un biglietto. Quando lo lesse, si girò a cercarmi alle sue spalle e con gli occhi lucidi mi mimó un “thank you”. Per me non era stato nulla, un atto di gentilezza che farei con chiunque…ma forse per lui era davvero quello che aveva bisogno di sentire.
Mia cara jacqueline… non ricordo esattamente che giorno fosse . Ero una ragazzina di circa 15/16 anni, il mio è simile al tuo … sono passati 30 anni…
Con mia cugina un giorno decidemmo di andare da un cartomante volevamo farci leggere il futuro… era un posto della mia città un po’ isolato case vecchie degli anni 70 un po trasandate ., entrammo in uno appartamento a piano terra tutto allestito da corni e croci rovesciate. Ci sedemmo su delle sedie verdi di velluto … da sotto ad una tenda sbuco’ questo pseudo vergente … incomincio con mia cugina, in fine tocco’ a me … le carte scoperte sul tavolo mi indicò una .. mi disse; sarai felice e avrai 4 figli …!
Con una risata mi alzai e gli dissi ; tu menti … me ne andai …
Mia cara jacqueline ho 4 figli!!! ❤️
Ancora oggi mi chiedo se esiste un destino!!
Sono sempre stata una ragazza indecisa, anche oggi che sono arrivata ai 30 anni. Ho sempre paura di prendere “decisioni” e di non fare mai abbastanza. Questo anche quando ero un’adolescente.
Un giorno(di ormai 14 anni fa)il mio professore di Storia doveva interrogare. Avevo studiato tantissimo, ero consapevole di essere pronta a quell’interrogazione. Lui anche lo aveva notato entrando in classe e sentendoci ripassare. Quando ha chiesto chi voleva proporsi, sapeva che avrei voluto tanto, ma che avevo paura di non essere perfetta. Non mi interrogò. Ma prima di andare via mi disse :” se aspetti che tutto sia perfetto, non farai mai niente”. All’inizio non ho dato molto peso, ma quella frase mi rimase dentro. Ero una di quelle persone che rimandano, che vogliono tutto preciso e senza errori. Quel professore aveva ragione. La perfezione non arriverà mai e se aspettiamo troppo, si perdono solo tante occasioni. Da quel giorno ogni volta che ho paura di iniziare qualcosa, penso a quella frase. Non serve che sia perfetto, basta che sia vero e che venga da me. ❤️
Era l’86 Torino, esattamente in pieno centro, avevo tagliato scuola con una mia amica, avevamo 16 anni, ci siamo sedute su una panchina (ricordo era inverno).. Ad un certo punto sì avvicina una ragazza (dark), quello era il periodo di paninari, rocabilly e metallari etc… più o meno della nostra età, forse poco più grande, con la scusa di una sigaretta si unisce a noi e alle nostre chiacchiere… Ad un certo punto tira fuori dal suo zaino nero i tarocchi e ci chiede se ci va di farci leggere le carte. Io e la mia amica ci guardiamo, ci diciamo siii certo perché no??? Per farla breve a me aveva predetto che in futuro avrei avuto due figli, che vedeva due uomini entrambi portavano camici o divise…. Alla mia amica aveva predetto un futuro di successo e i figli no,non ci sarebbero stati.. Finito di leggerci le carte ci saluta e se ne va, non ricordo se di lei ci aveva parlato, da dove arrivava se andava scuola oppure lavorava si è dileguata esattamente come si era presentata….Sono passati 35 anni, con la mia amica (che è la stessa di allora) ogni tanto rinvaghiamo
quel momento, io ho avuto due figli lei x scelta nessuno, mi sono sposata un uomo che porta per lavoro un camice blu…diciamo che ci ha preso in tutto quello che ricordiamo… L altro uomo?? Si c’è stato anche l altro, ma è un altra storia…. In tanti anni di cose me ne sono successe
molte ovviamente, ma quell’incontro è vivo nei ricordi, quella ragazza vestita di nero assolutamente gentile poteva avvicinarsi a chiunque quella mattina, ma ha scelto noi, ci leggeva un futuro che sembrava lontanissimo e inverosimile…. Invece…
Mi trovavo a Bologna, ai tempi dell’Università, circa 20 anni fa.
Camminavano nelle vie del centro nel pomeriggio, dopo lezione, mi sedetti su una panchina per riposarmi un po’ e dopo poco si sedette vicino a me un ragazzo.
Iniziamo a parlare, di dove sei? Che fai a Bologna? Studente anche lui… Era bello, interessante, con una bella voce. Tra una chiacchiera e l’altra a un certo punto ci siamo baciati intensamente, poi però ci siamo salutati dicendoci che chissà forse ci saremmo riincontrati…
Mai non l’ho più rivisto. Mi piace pensare che poteva essere chiunque e che forse è stato solo un sogno…
Innanzitutto complimenti xke mi fai venire la voglia di vivere sempre… sei la gioia fatta a persona.. ci vorrebbero più jacqueline nel mondo e sui sociale..
Kmq mi hai fatto tornare in mente un episodio di tantissimi anni fa…
Ero nel centro della mia napoli e camminavano facendo shopping con le mie amiche.. tornando a casa e prendendo il pullman pieno di gente riusciamo a metterci in un angolo e mentre rido e scherzo con le mie amiche.. si avvicina un uomo accanto a noi.. inizialmente credevo fosse un mendicante.. e oddio forse lo era in realtà non l’ho mai capito… tutti lo guardavano con aria di disprezzo.. ma i suoi occhi avevano qualcosa di profondo..non mi era mai capitato..lui fissava me ed io fissavo lui… non ero capace di vedere forse una persa brutta..quei suoi occhi avevano qualcosa di molto profondo… quando la mia amica improvvisamente mi dice ehi..alla prossima fermata scendiamo eh!.. qst uomo mi afferra il braccio io inizialmente ho avuto paura e nella mia mente ho detto: “cavolo ke vuole questo “… ma le sue parole furono… : tu sei un’anima buona..non pensare a ciò che adesso sta accadendo di brutto nella tua vita….troverai quella felicità che hai sempre sognato..vivi la vita profumi di rosa e sorridi..
Io anke se mezza impaurita gli sorrido.. e gli rispondo grz adesso devo andare
Lui mi lascia il braccio e mi dice qualcosa ke io in realtà non ho capito..ma è la mia fermata dubito se scendere o meno ma le mie amiche mi tirano.. i suoi occhi..non riuscivo a staccarmi dal profondo dei suoi occhi..e come se volessero raccontarmi qualcosa ke ancora oggi avrei voluto sapere..o forse no era solo semplicemente come si dice..”un pazzo”.. non lo saprò mai… e se tornassi indietro forse non scenderei a quella fermata… ma forse nella mia follia sarei rimasta lì a parlare… occhi che non dimenticherò.. ma non x il suo colore..ma la profondità…
1 mese dopo ho perso una persona importante della mia vita..inaspettatamente… e dopo quasi 1 anno ho avuto mio figlio nonostante ho scoperto di avere vari problemi..non so…ma quell’incontro è stato come un viaggio..in un certo senso mi ha cambiato qlks dentro..
Io vivo di cose semplici, non ho mai viaggiato e ho passato (forse anche un po’ perso) tanto tanto tempo della mia vita a studiare. Per i miei 18 anni non ho voluto festeggiamenti, abbiamo fatto una semplice torta un venerdì pomeriggio con i miei soliti 5 amici e abbiamo giocato a lupus in fabula tutta la serata.
Avevo però un desiderio, uno scopo che mi ero posta per la settimana del mio compleanno: da quando avevo tre anni desideravo più di ogni altra cosa passare 3 giorni a disneyland, negli anni ho aggiunto il pezzettino che era il tassello mancante e il valore aggiunto ad ogni mia esperienza: con il mio ragazzo.
I miei genitori hanno fatto molti sacrifici per regalarmi questo sogno, senza che mai glielo chiedessi esplicitamente e alla fine, siamo partiti.
Sono stati i tre giorni più belli di sempre.
Arrivata lì, con 15 anni di aspettativa e con la voglia di vivere l’esperienza al massimo ho provato a buttarmi e a parlare in inglese, ma con scarsi risultati. ero demoralizzata e avevo paura di giocarmi tutta l’esperienza per la lingua. Mentre ne parlavo al mio ragazzo sconsolata siamo arrivati dove dovevamo posare i bagagli. Appena siamo arrivati mi ha subito catturata il volto di una ragazza che ero sicura di conoscere, ho pensato che potesse essere un’influencer. mentre cercavo di capire chi fosse, mi sono accorta che anche lei mi guardava con la stessa curiosità, ci siamo avvicinate e lei mi ha detto con un accento del nord italia (io sono del centro): siete italiani anche voi? che bello!
senza che io dicessi nulla. Dopo ci siamo salutate come delle amiche che si sarebbero poi riviste presto, ma io quella ragazza non l’avevo mai vista né l’ho più rincrociata durante la vacanza. È Stato come se fossimo nel momento giusto, in un altro paese ma comunque nel posto giusto l’una per l’altra.
Il fatto che fosse con il suo ragazzo e avesse la mia età mi ha fatta riflettere sul quanto si possa sembrare ai poli opposti ma essere più vicini di quanto si pensi a chi ci circonda
un evento oserei dire banale, ma mi ha riempito il cuore: qualche giorno fa stavo tornando a casa a piedi, sotto la pioggia senza ombrello e di fretta. Il marciapiede era stretto e la strada accanto di grande scorrimento, vedo venire nella mia direzione due anziani, suppongo marito e moglie, un po’ sbilenchi e con il classico bastone. Si tenevano per mano come fosse la prima uscita, tant’è che non so come qualcosa mi ha fatto alzare lo sguardo dal telefono e li ho visti venire nella mia direzione. Come ho detto il marciapiede era stretto, quindi in 3 non ci saremmo passati. Mi sono semplicemente affiancata al muro così da lasciar loro lo spazio necessario per poter percorrere il tratto ai loro tempi incerti, e sono stata investita da sguardi e ringraziamenti di una gratitudine immensa, proprio la gratitudine di chi non ne vede da tempo e che si meraviglia se trova ancora del buono in giro. Come avevo premesso banale, ma mi è entrato nel cuore.
Ciao Jacq, anche io avrei voluto sapere cosa c’era una quella busta, mi affascinano queste cose!
Novembre 2020, ero in Spagna, in vacanza con la mia famiglia, ora mai un’abitudine, tutti gli anni andavamo a trovare dei vecchi amici di famiglia, scendo con mio fratello a fare una passeggiata, pioveva, avevamo due ombrelli ma ne abbiamo condiviso uno insieme.
Vediamo una signora che cercava di ripararsi dalla pioggia sotto un “tettoietta fatiscente” mi fermo e chiedo a mio fratello di prendere l’ombrello che avevo nello zainetto, così da poterglielo regalare!
Nello stesso tempo la signora su una 70ina di anni mi guarda sorridendo leggermente come avesse capito, mi volto con il capo verso mio fratello per capire se avesse preso l’ombrello, questione di millesimi, mio fratello mi passa l’ombrello, vado per darlo alla signora che era all’incirca un metro e mezzo da me ma nemmeno ma la signora non c’era più, mi guardò intorno dappertutto, nulla sparita 🫥 ma credimi quel sorriso mi ha lasciato qualcosa dentro!
Sarà stata la mia nonna ❤️🩹
Stavo andando al lavoro in treno come ogni mattina. Treno pieno e io in piedi davanti alle porte. Si avvicina per salire una signora sulla cinquantina con qualche problema a camminare. Quando ho visto che aveva qualche difficoltà a salire ho istintivamente allungato la mano per aiutarla. Lei l ha presa e prima di fare quello sforzo per salire mi ha guardato dritta negli occhi con un misto di gratitudine e stupore. Un piccolo gesto che non mi ha certamente reso wonder woman sia chiaro, ma che per quella signora in quel momento ha fatto la differenza. È salita. Mi ha ringraziato e le nostre giornate sono proseguite normalmente. Ma quando ripenso a quello sguardo mi si riempie il cuore….. Ho sempre pensato che gentilezza ed empatia possano cambiare il mondo.
Alice
L anno scorso ero appena uscita da scuola dopo un corso pomeridiano, e nel mentre mi dirigevo nel luogo dove avrei aspettato mio padre, incontro una coppia sulla settantina. Mi fermano chiedendomi delle indicazioni stradali, e dopo mi fanno qualche domanda sulla scuola, sul corso che stavo frequentando, così racconto che il corso in questione riguardava la preparazione ai test di medicina,è che mi sarebbe tanto piaciuto diventare una pediatra e loro mi iniziano a raccontare un po’ delle loro vite, augurandomi buona fortuna. Quell incontro lo porto ancora nel cuore, era per me un periodo delicato, di rinascita, e sentire quelle parole mi ha motivata ancora di più a dare il meglio di me, e a comprendere quanto le cose belle siano le più semplici, una conversazione che seppur breve ti lascia il segno. Piace tanto anche a me fantasticare sulla vita delle persone nel mentre le osservo, ognuno ha la sua storia, delle volte però le persone ci colpiscono anche senza raccontarci la loro storia, anche osservando si può imparare tanto.
Ciao Jacq! Ho ormai quasi 26 anni ma ancora ricordo il signore Sergio che incontrai all’età di 10 anni. Dopo il terremoto a L’Aquila, ci smistarono nelle tende della protezione civile e davanti alla mia tenda vivevano due famiglie, una di quelle comprendeva Sergio (diventò come un nonno per molti).
Ricordo ancora come, nonostante le difficoltà vissute nella sua vita e quella che stavamo vivendo tutti in quel momento, fosse pieno di gioia e positività.
Cantava sempre e il suo motto di vita “è essere sempre in fiesta”. Da quei momenti lo porto sempre con me come esempio di vita, nonostante ora non sia più con noi🪽❤️
Lavoro per una catena famosa di gioielli e in un giorno di lavoro qualunque, viene da me un signore sull’ottantina chiedendomi un regalo per sua moglie. Parlando, mi disse che era il loro 58esimo anniversario di matrimonio e che ogni anno cercava per lei un gioiello per ricordarle quanto fosse preziosa.
Premetto di non conoscere questo signore, ma dal primo istante è come se fosse sempre stato lì, come se quella chiacchierata fosse una cosa abituale. Le regala una collana bellissima e io innamorata di questa meravigliosa storia e di quella stupenda chiacchierata ho lasciato andar via il signore con un po’ di malinconia. Ho pensato a quanto dovesse essere bello amare la stessa persona per così tanti anni, quante avventure e non avessero passato insieme, tutti i compleanni, i natali, come si sono scoperti e scelti giorno dopo giorno nonostante tutto.
Poco dopo nella tasca della mia giacca trovo un bigliettino dei baci perugina, che non sono solita mangiare, con su scritto “Ogni giorno ti sceglierei, anche tra mille destini possibili.”
Un caso? Non lo so. So solo che quel giorno sono tornata a casa con un nodo alla gola, felicità e malinconia insieme, fiduciosa che l’amore vero esista davvero.
Quell’incontro mi ha ricordato che non serve l’eternità per amare, basta un solo giorno se ogni giorno si sceglie la stessa persona.
E da allora, ogni volta che vedo un gioiello brillare, penso a loro due: a quell’uomo che dopo cinquantotto anni ancora cercava qualcosa per dirle “sei preziosa”, e a lei, che probabilmente lo sceglieva ancora, ogni mattina, tra mille destini possibili.